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Home Restaurant, come aprire un ristorante in casa

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Che cos’è l’Home Restaurant?

Home-RestaurantGli italiani, si sa, sono un popolo di santi, poeti, navigatori e…. cuochi. La passione per la cucina emerge anche dalla gran quantità di programmi televisivi e pubblicazioni editoriali dedicati all’argomento e da una delle mode degli ultimi tempi, quella dell’Home Restaurant.

Il ristorante a casa infatti può essere un modo per mettere a frutto le proprie abilità culinarie, ottenere dei ricavi aggiuntivi alle proprie entrate ma, nello stesso tempo, non dover sottostare ai notevoli impegni e difficoltà burocratiche necessari per l’apertura di un vero e proprio ristorante.

Come funziona home restaurant?

Quello dell’home restaurant è un fenomeno nato nel 2009 in Gran Bretagna e rappresenta l’evoluzione dei cuochi a domicilio.

I pasti sono organizzati per un numero limitato di commensali, di solito non superiore alle 16 unità per una riuscita ottimale.

In alcuni casi vige anche la regola BYO, bring your own, ovvero l’ospite porta da bere.

Ma l’home restaurant non si limita semplicemente all’organizzazione della cena: l’evento è infatti condiviso nei social network sui profili degli ospiti e quindi ampiamente pubblicizzato.

Ed è proprio grazie ai social che l’attività si è diffusa in Italia. Sono infatti state create delle piattaforme per promuovere l’attività dei cuochi domestici, i cui gestori ovviamente trattengono una percentuale del costo pagato, di solito intorno al 15%, per l’attività di mediazione tra cuochi e clienti.

Il costo medio di un pasto completo si aggira intorno ai 40 euro ma esiste anche una piattaforma, molto amata particolarmente dagli studenti fuori sede, dove si può acquistare un pasto a soli 6 euro.

Home restaurant e la normativa

Ma quali autorizzazioni occorrono per avviare un home restaurant? In realtà l’home restaurant non è considerata una vera e propria attività di ristorazione, ma semplicemente l’iniziativa di un privato cittadino che invita amici conosciuti via Internet a consumare un pasto a casa propria, in cambio di un piccolo contributo.

Per tale motivo, non è necessario richiedere alcuna autorizzazione al Comune. Non è necessario nemmeno richiedere alcun nulla osta all’ASL, perché chi frequenta gli home restaurant lo fa a proprio rischio e pericolo.

In realtà nel 2009 fu presentato in Parlamento un disegno di legge dal titolo Disposizioni in materia di promozione e di svolgimento dell’attività di home food.

L’obiettivo era quello di regolamentare questa attività con le stesse norme igienico sanitarie previste per i ristoranti, ma alla fine il disegno di legge non fu nemmeno discusso.

In questi ultimi giorni si sta di nuovo parlando di avviare una normazione del settore, anche su pressione dei ristoratori professionisti che temono una concorrenza scorretta.

Finora, in alcuni casi la ristorazione domestica ha anche ricevuto il plauso del Ministero delle Politiche Agricole, per aver perseguito l’obiettivo di valorizzare e diffondere la cultura del cibo tradizionale, del prodotto tipico e del territorio.

Per quanto riguarda il luogo in cui esercitare l’attività, va detto che non è necessario apportare alcuna modifica all’abitazione, perché l’home restaurant prevede che i pasti siano preparati e serviti negli stessi locali utilizzati dal privato cittadino per quelli della propria famiglia.

E’ sufficiente quindi una normale cucina di casa. Se è abbastanza grande, è possibile ospitare i commensali anche nello stesso locale, altrimenti si dovrà collocare il tavolo apposito in una sala da pranzo o in un soggiorno a parte.

Per avviare l’attività di ristorazione domestica, quindi, è sufficiente, almeno per il momento, registrarsi su un’apposita piattaforma Web di social eating o aprire una propria pagina Facebook e spargere la voce tra amici e conoscenti.

In ogni caso, il sito o il social network non rispondono di eventuali illeciti commessi dai propri utenti.

Ad esempio, pur non dovendo sottostare a particolari disposizioni igienico sanitarie, il titolare dell’attività dovrà comunque fare attenzione alla sicurezza alimentare e sarà soggetto alle disposizioni del codice penale in materia di frodi alimentari.

Dal punto di vista fiscale, l’home restaurant è considerata un’attività occasionale e non il lavoro principale di chi la svolge, quindi può essere utilizzata per “arrotondare” le proprie entrate fino a 5.000 euro l’anno. Oltre questa soglia, invece, si configura come una vera e propria attività redditizia ed è necessario aprire partita Iva.

A tutela di chi voglia intraprendere questa iniziativa è nata HomeRestaurantItalia, un’associazione senza fini di lucro che ha lo scopo di favorire un corretto e trasparente sviluppo del settore dell’Home Food.

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