Vivere nelle costruzioni di Le Corbusier
0 commentiL’idea dell’abitare è al centro della performance in progress dell’artista Cristian Chironi, che dal 7 gennaio 2015 ha iniziato il tour delle case ideate da Le Corbusier.
Il progetto
My house is a Le Corbusier è il progetto ideato dall’artista sardo Cristian Chironi (1974). Per un periodo di tempo, variabile di volta in volta, l’artista abiterà all’interno di trenta costruzioni progettate da Le Corbusier (1887 – 1965) e distribuite in dodici nazioni diverse.
Si tratta di un invito a riflettere sui progetti costruttivi – ancor oggi molto attuali – del grande architetto svizzero-francese. Chironi rende omaggio così a Le Corbusier e interpreta in chiave moderna il concetto di casa, mettendolo in relazione ai problemi legati alle migrazioni, all’accoglienza e all’ospitalità.
Come nasce l’idea del progetto?
Cristian Chironi racconta: “Il progetto nasce da una storia avvenuta nel mio paese natale, Orani. Proprio qui l’artista Costantino Nivola, caro amico di Le Corbusier, affida la costruzione di una casa, progettata da quest’ultimo, alla sua famiglia nella speranza che le istruzioni vengano seguite dettagliatamente. Ciò non accade e, anzi, la struttura assomiglia più a un rudere che a una casa, quindi Nivola si riprese il progetto e, a tutt’oggi, non si sa quale sarà il suo destino.
Io vivrò per tempi diversi in tutte le case progettate da Le Corbusier; la prossima sarà quella di Parigi. Trovo sia un privilegio poter abitare delle strutture tra le più importanti dell’architettura contemporanea. Io non sono un esperto né di architettura né di Le Corbusier, però sono realmente affascinato dalle sue creazioni, che sono delle opere d’arte, quindi per me sarà come vivere in un’opera d’arte: un’esperienza che non mi è mai capitata prima. Le Corbusier ha creato stabili in tutti i continenti e questo per me è davvero stimolante. In molti si stanno appassionando a questo mio lavoro ….”
Le tappe
“Abitazioni pellegrine” è una performance itinerante.
La prima tappa è stata presso l’Esprit Nouveau di Bologna (dove Chironi si è fermato per tre settimane): il padiglione realizzato da Le Corbusier nel 1925 e ricostruito nel 1977, su iniziativa dell’Ente Fiera e del Comune di Bologna. Prossima meta: Parigi, l’appartamento-studio in Rue Nungesser et Coli. Successivamente Chironi si recherà in diversi paesi del mondo, tra cui Argentina, Tunisia, Belgio e Giappone.
Cosa farà Chironi durante le residenze?
My house is a Le Corbusier, oltre che un’opera work in progress, è un cantiere d’idee e di ricerca.
Differenti sono le forme di espressione artistica generate da Chironi e comprendono diversi campi: visivo, performativo e fotografico.
Durante i vari soggiorni, infatti, Chironi raccoglierà materiali riguardanti le sue esperienze, custodendoli digitalmente all’interno di un hard disc.
In seguito saranno prodotti una serie di cataloghi a testimonianza del grande tour dell’artista e dell’esperienza da lui vissuta.
Risponde l’artista
Quali saranno dopo Bologna le future tappe del tuo percorso?
C.Chironi: “Non c’è un elenco stabilito a priori. ‘My house is Le Corbusier’ è un cantiere aperto che si costruisce e si determina passo dopo passo.
La geografia di queste abitazioni, dopo l’Esprit Nouveau a Bologna e il Molitor a Parigi, toccherà: Svizzera, Giappone, Germania, Belgio, India, Stati Uniti, Argentina, Tunisia, Russia, Iraq. Le ultime tre nazioni, per diverse ragioni, sono problematiche da affrontare, e richiederanno un attitudine differente.”
Qual è il collegamento tra questo progetto e “abitazioni pellegrine”?
C.Chironi: “Il rapporto tra la residenza e il viaggio, l’abitare e il muoversi.”
Quale sarà la durata in totale del progetto “My house is Le Corbusier”?
C.Chironi: “Negli intenti c’è la volontà di fare due case l’anno. Ma per ognuna dipenderà dal contesto e dalle situazioni.”
A chi non piacerebbe intraprendere questa esperienza: fare il giro del mondo soggiornando negli splendidi edifici del maestro dell’architettura razionalista?