Casa Italia, il nuovo piano di prevenzione terremoti
0 commentiDopo il devastante terremoto che lo scorso 24 agosto ha colpito il Centro Italia, il Governo sta mettendo a punto un nuovo piano di messa in sicurezza degli edifici e di prevenzione sismica, denominato “Casa Italia”.
L’auspicio naturalmente è che questa sia “la volta buona”, visto che di analoghi annunci e misure torniamo a parlare a ogni tragico evento sismico.
Ma vediamo nel dettaglio cosa prevede questo nuovo programma.
Punto forte del piano sono la prevenzione e l’introduzione o il rafforzamento di misure fiscali per incentivare i lavori.
In particolare, il Governo avrebbe l’intenzione di stanziare per i prossimi dieci anni due miliardi di euro l’anno per finanziare la prevenzione antisismica.
All’indomani del sisma, il 25 agosto, ha immediatamente stanziato i primi 50 milioni di euro tratti dal fondo per le emergenze nazionali.
I fondi serviranno in particolare alla protezione civile per prestare i primi soccorsi e per effettuare gli interventi provvisionali strettamente necessari per le popolazioni colpite.
A breve infatti saranno costruiti i primi moduli abitativi destinati ad attività come scuole, uffici ed esercizi commerciali.
Successivamente, si utilizzeranno i fondi stanziati dall’Unione Europea, circa 360 milioni di euro, per la ricostruzione di infrastrutture e servizi pubblici come scuole e ospedali.
Tali fondi, quindi, non verranno utilizzati per risolvere l’emergenza abitativa.
Il programma Casa Italia è invece il piano di ricostruzione antisismica nazionale e prevede investimenti sia per le strutture pubbliche sia per l’adeguamento sismico degli edifici privati.
In particolare, il primo problema sarà quello di risolvere l’emergenza abitativa per dare una casa a chi l’ha persa con il terremoto. Per programmare gli interventi, il premier Renzi ha coinvolto anche l’architetto e senatore a vita Renzo Piano.
Secondo Piano, la ricostruzione dovrebbe ripartire mettendo in sicurezza scuole e ospedali e agendo con “cantieri leggeri”. Interventi che dovranno essere accompagnati subito con la costruzione di case temporanee nelle zone colpite.
Per i privati, invece, secondo l’architetto sarebbe opportuno predisporre un piano di incentivi e detrazioni fiscali simili a quelli che sono stati utilizzati in questi ultimi anni per la riqualificazione energetica degli edifici.
Attualmente, per gli interventi di adeguamento antisismico di tutti gli edifici residenziali è utilizzabile la detrazione Irpef del 50%. L’aliquota è stata elevata al 65% per gli edifici adibiti ad abitazione principale o a esercizio d’impresa, ricadenti però nelle zone sismiche ad alta pericolosità, ovvero quelle classificate 1 e 2.
L’idea è quella di estendere l’agevolazione del 65% a tutti gli edifici e introdurre una rateazione fino a 20 anni.
Si prevede di fatto quello che è già stato ribattezzato “sismabonus” che conterrà tutte le misure tecniche, fiscali ed economiche per incentivare l’intervento.
Ma come dovranno essere messi in pratica questi interventi? Per l’adeguamento sismico dei nuovi edifici esistono già delle regole ben precise, catalogate nelle Norme Tecniche per le Costruzioni.
Il compito per gli amministratori sarà dunque quello di vigilare affinché siano effettivamente messe in pratica.
Il problema sorge invece per le costruzioni esistenti, soprattutto per gli edifici inseriti nei centri storici. L’adeguamento di questi immobili infatti è molto più complesso e richiede l’utilizzo di tecnologie piuttosto complicate.
Nel piano Casa Italia sono inseriti anche interventi già nell’agenda del Governo, quali:
– ammodernamento delle scuole
– prevenzione idrogeologica
– recupero delle periferie
– agibilità case popolari
– messa in sicurezza delle infrastrutture.
Ma le misure per incentivare la messa in sicurezza delle costruzioni e la prevenzione del rischio sismico possono essere anche altre.
Si è parlato spesso, anche in occasione di altre catastrofi come frane e alluvioni, di introdurre una polizza assicurativa obbligatoria per tutelarsi dagli eventi calamitosi.
Ma una misura importante potrebbe essere quella di prevedere l’obbligo di allegare una certificazione antisismica agli atti di vendita, in maniera analoga a quanto avviene attualmente per la certificazione energetica.