Arena di Verona, copertura e perplessità
0 commentiUn concorso per la copertura dell’Arena
Lo scorso marzo la città di Verona ha bandito un concorso internazionale di progettazione per la copertura dell’Arena di Verona, il secondo anfiteatro romano più famoso al mondo, dopo il Colosseo.
Obiettivo della copertura è quello di preservare l’anfiteatro, sede di spettacoli di vario genere e di una stagione lirica di eccellenza, dai danni causati dalle intemperie e di permettere lo svolgimento degli eventi anche nei giorni di maltempo.
Il bando fissava per i progetti il rispetto dei seguenti parametri:
- qualità e coerenza della soluzione architettonica funzionale e ambientale
- reversibilità della soluzione proposta e compatibilità con le strutture dell’Arena
- compatibilità con gli aspetti di sicurezza e capienza dell’Anfiteatro
- tipologia dei materiali proposti
- componente tecnologica degli impianti.
Le proposte pervenute per la copertura dell’Arena di Verona e premi assegnati
Sono state 87 le proposte progettuali pervenute e, di queste, solo 84 sono state esaminate perché ritenute tecnicamente ed economicamente idonee e quindi realizzabili.
- Ad aggiudicarsi il primo posto, cui è stato assegnato un premio di 40.000 euro, è stato lo studio di ingegneria tedesco Bergermann and partners (specializzato nella copertura di stadi), insieme agli architetti del gruppo Gerkan Marg and partners.
- L’architetto Vincenzo Latina di Siracusa si è aggiudicato il secondo premio di 20.000 euro. La sua proposta prevedeva la creazione di una serie di camere d’aria indipendenti.
- Il terzo posto, con un premio di 10.000 euro è stato assegnato a un consorzio italo – spagnolo avente come capogruppo l’architetto Roberto Ventura di Codogno. La sua soluzione prevedeva la raccolta del telo di copertura al centro.
La reale fattibilità del progetto vincitore dovrà ora essere valutata attraverso un tavolo di confronto con la Sovrintendenza e il Ministero dei Beni Culturali.
Il costo stimato per la realizzazione è di 13,5 milioni di euro e Sandro Veronesi, patron dell’azienda Calzedonia, si è già detto pronto a impegnarsi economicamente.
L’imprenditore ha finanziato anche l’incentivo assegnato ai tre progetti migliori.
Tutti gli 84 progetti scelti saranno visibili in una prossima mostra che si terrà al Palazzo della Gran Guardia.
Il progetto vincitore del concorso
Il progetto vincitore consiste in una copertura removibile di ben 12.000 metri quadri, chiudibile solo all’occorrenza raccogliendosi su di un lato.
Prevede la costruzione di un anello perimetrale, poggiato sul bordo superiore dell’Arena, su cui vengono raccolti i teli. Questi, una volta aperti, formano una copertura plissettata.
Una serie di carrelli retrattili consentono il rapido riavvolgimento dei cavi, mantenendo completamente libera la visuale, senza nulla di sospeso.
A copertura aperta, il tratto superstite dell’anello esterno risulta interamente visibile dalla cavea.
Secondo la commissione giudicatrice del progetto, l’anello sospeso, indispensabile per risolvere il problema tecnico di sostenere e alloggiare i teli di copertura, offre una figura architettonicamente coerente all’interno e all’esterno della struttura.
Tuttavia, il progetto è passibile di miglioramenti proprio nei collegamenti della copertura con gli elementi in sommità dell’Arena, che potrebbero incidere con le strutture.
Gli altri progetti premiati
Rispetto al progetto tedesco, quello del secondo classificato Vincenzo Latina prevedeva un sistema completamente differente.
L’architetto siracusano ha progettato un sistema di camere d’aria gonfiabili che, nei momenti di inutilizzo, vanno a raccogliersi in un anello reticolare poggiato sul margine superiore del perimetro dell’anfiteatro.
I cavi aerei restano però sempre visibili al di sopra della cavea.
L’idea del progetto terzo classificato non è invece completamente originale, visto che nella pratica è già stata utilizzata per realizzare la copertura dello stadio di Varsavia.
Il progetto prevede un sistema di pali esterni all’anfiteatro che sorreggono i cavi riavvolgibili dove si stende la copertura. Questa, una volta chiusa, si raccoglie in un anello centrale sopra la cavea risultando quindi piuttosto impattante.
Le polemiche sul concorso
Il progetto vincitore ha raggiunto un punteggio di 75,71 su 100, a testimonianza che anche in questo come in altri non mancano i punti irrisolti.
Alcuni partecipanti non premiati hanno sottolineato come tutti e tre i progetti vincitori non presentino una soluzione adeguata al problema del deflusso delle acqua meteoriche.
Inoltre, una eventuale fase esecutiva dovrà anche approfondire gli aspetti acustici e prevedere alcune migliorie.
Non sono mancate le polemiche sul fatto stesso che sia stato bandito un concorso, le più feroci delle quali (manco a dirlo) da parte del critico d’arte Vittorio Sgarbi, che ha giudicato l’idea “frutto di una mente malata”.
Al di là dell’eccessiva veemenza, da più parti è stata espressa una certa perplessità sull’opportunità di modificare un monumento millenario con una struttura di questa portata.
Mi stupisce piuttosto la dichiarazione di Sgarbi secondo cui chi ha ideato l’Arena “non ci ha messo un tetto”.
Ricordo infatti che gli anfiteatri romani erano dotati di una copertura mobile, il velarium, fatta in genere con tessuto di canapa, come è testimoniato da scritti di Lucrezio, Svetonio e Plinio. Il progetto vincitore del concorso rimanda infatti proprio agli antichi velari.
Non ci sono però evidenze storiche che anche l’Arena ne fosse dotata.