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Banca dati per affitti brevi

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In arrivo una banca dati per censire gli affitti brevi

Gli affitti brevi, ovvero le locazioni di immobili abitativi per pochi giorni, solitamente a fini turistici, rappresentano spesso per molti contribuenti una fonte di guadagno che riesce a sfuggire alle maglie del Fisco.

L’evasione fiscale, o perlomeno l’elusione, sono frequenti soprattutto quando i locatari ricorrono alle piattaforme on line come Airbnb, Booking o HomeAway.

Foto tratta da airninja.it

In verità, dal giugno 2017 è in vigore una nuova legge che regolamenta gli affitti brevi, creata ad hoc proprio per regolamentare questo settore.

Non è che in precedenza non fossero previste tasse su questo tipo di locazioni, ma la mancanza di una regola precisa sugli affitti di breve durata, rendeva facile il ricorso all’elusione.

La legge del 2017, denominata non a caso “tassa Airbnb”, ha così fissato una cedolare secca del 21% per i redditi provenienti da affitti brevi.

Nonostante la regolamentazione, però, la norma è stata quasi sempre disattesa e ancora oggi molti affitti continuano a non essere dichiarati.

Per recuperare questi introiti perduti, è stato così inserito un emendamento nel Decreto Crescita (il Decreto Legge 34 del 2019), presentato dai relatori Giulio Centemero della Lega e Raphael Raduzzi del Movimento 5 stelle.

L’emendamento prevede la costituzione di una banca dati per gli affitti brevi per renderli in tal modo facilmente tracciabili.

Come funziona la banca dati per affitti brevi?

La nuova norma, se approvata, farà sì che tutti i proprietari che intendono affittare i propri immobili solo per pochi giorni a scopo turistico, li debbano preventivamente censire su questa banca dati appositamente creata dall’Agenzia delle Entrate.

La registrazione riguarderà sia interi appartamenti, sia le singole stanze, nel caso in cui il proprietario intenda adottare questa modalità di locazione.

A registrazione effettuata, i proprietari riceveranno un codice identificativo di tipo alfanumerico che dovranno inserire in qualunque tipo di annuncio informativo che intendano pubblicare, sia cartaceo che virtuale, ovvero sulle piattaforme web.

banca dati per affitti brevi FOTO composit di case in affitto tratta da requadro.it
Foto tratta da requadro.it

In questo modo, l’Agenzia delle Entrate sarà in grado di tracciare tutti gli immobili concessi in locazione per brevi periodi e, attraverso un confronto incrociato con la dichiarazione dei redditi, si avrà modo di verificare eventuali irregolarità.

Con questa soluzione, quindi, il Fisco tenta di mettere una barriera alla resistenza dei colossi di intermediazione immobiliare del web.

In precedenza infatti erano proprio questi soggetti a doversi far carico della segnalazione dell’immobile, ma le piattaforme rifiutavano di sottostare all’adempimento.

Cosa succede se non ci si iscrive alla banca dati per affitti brevi?

I proprietari che concederanno i propri immobili in locazione breve senza aver censito l’abitazione nella banca dati, ma anche quelli che semplicemente non provvederanno a pubblicare il relativo codice identificativo negli annunci, saranno puniti con sanzioni amministrative che potranno andare da 500 a 5.000 euro.

Naturalmente, come in tutti i casi, una volta varata la norma, occorrerà trovare il modo per farla rispettare e questo sarà possibile soltanto mettendo in piedi un adeguato sistema di controlli.

Mi viene da pensare soltanto a quanti annunci immobiliari sono pubblicati ancora oggi senza l’indicazione della classe energetica…

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