Cohousing: l’abitare condiviso è socialità, ecocompatibilità, risparmio
0 commentiLa trasmissione Geo & Geo – RAI 3 ha ospitato l’inverno scorso Matteo Nobili, uno degli abitanti del cohousing “Numero Zero”, realizzato nel quartiere Porta Palazzo di Torino e l’architetto Nicola Saraceno, che ha preso parte all’attuazione del progetto, nato grazie all’Associazione Coabitare.
Sentiamo dalla loro esperienza diretta cos’è, come si realizza e come si vive in cohousing.
Cohousing, una storia italiana cominciata a Milano
La prima esperienza di cohousing in Italia si chiama Urban village Bovisa.
E’ nata a Milano, nel quartiere Bovisa, nei pressi della sede del Politecnico. Individuata la sede (un ex opificio), dopo i lavori di progettazione partecipata e ristrutturazione, dal 2009 trentadue famiglie vi si sono trasferite, creando una piccola comunità che vive a pieno regime gli spazi condivisi.
Tra questi troviamo:
- il grande soggiorno polifunzionale, con cucina attrezzata, per feste, cene sociali, incontri e assemblee,
- la terrazza con piscina e solarium,
- il locale lavanderia-stireria,
- la sala hobby che funziona anche come ciclofficina,
- il locale in cui vengono depositati gli acquisti del GAS (gruppo d’acquisto solidale, una formula per comprare insieme alimenti di qualità, biologici e a km. zero, al miglior prezzo).
Gli appartamenti hanno tagli e tipologie diversi: si va dal loft con piccolo giardino alle mansarde.
Urban Village Bovisa è stato il primo progetto realizzato grazie alla società di servizi Newcoh, nella rete COhousing, che ha al suo attivo altri tre cohousing già realizzati – Cohlonia (Pisa), Cosycoh (Milano, quartiere Ripamonti), TerraCielo (Rodano, Milano) – e sta lavorando attualmente al Cohousing Chiaravalle, nel vasto Parco Agricolo Sud (Milano).
Tutti i progetti tendono alla sostenibilità economica (la propria casa al giusto prezzo), sociale (creazione di piccole comunità e progettazione condivisa) e ambientale (rispetto e rigenerazione del territorio, uso energie alternative).
Presto un nuovo cohousing emiliano
Nel caso di S. Lazzaro di Savena (Bologna) il nuovo cohousing Mura San Carlo, che coinvolge dodici famiglie, sarà presto inaugurato (settembre 2014).
Il progetto è stato promosso dall’associazione bolognese È/co-housing, che ha preso contatto con il comune per cercare un lotto di 2000 mq destinati ad edilizia abitativa.
Identificato il terreno adatto e messo in vendita attraverso apposito bando d’asta, l’associazione lo ha acquistato e ha infine presentato il progetto, curato dagli architetti Simone Sfriso e Massimo Lepore dello studio veneziano Tamassociati.
Lo stesso studio sta portando avanti un altro cohousing, questa volta in provincia di Treviso, a Villorba, per otto famiglie: l’Eco-quartiere di quattro passi.
Identità di cohousing
Non esiste un modello univoco di cohousing: ogni progetto è differente, perché calibrato sui bisogni e desideri specifici del gruppo di persone che lo andranno ad abitare.
Naturalmente le caratteristiche variano tra formula rurale o cittadina, tra costruzione ex novo o ristrutturazione di edifici esistenti (quest’ultima, secondo Massimo Lepore, da preferirsi).
Vi sono cohousing che ospitano nuclei eterogenei, composti da single di ogni età, da coppie e famiglie, o riservati a coppie e single sotto i 36 anni; in alcuni casi gli appartamenti sono dati in affitto con opzione riscatto.
Sempre prevedono gli spazi e i servizi comuni di cui abbiamo detto, ma possono includere, ad esempio, sistemazioni per ospiti di passaggio, aree uso ufficio, mediateca, carsharing e tutto ciò che la comunità individui come necessità o desideri condivisi.
Il cohousing in espansione
Gli aspiranti cohouser crescono: dal 2009 ad oggi gli iscritti alla rete di Cohousing.it sono passati da 2500 a 18.000. Sappiamo che il fenomeno coinvolge alcuni comuni del centro-sud Italia. Cercheremo informazioni per darvene presto notizia.