Gli Open Data e il mercato immobiliare
0 commentiIl 22 febbraio 2014 ci sarà la quarta edizione dell’International Open Data Day. Cerchiamo di capire cosa sono gli Open Data e quali impieghi interessanti possono avere nel mercato immobiliare.
Cosa sono gli Open Data?
Gli Open Data indicano i dati rilasciati gratuitamente, in formati aperti e riutilizzabili senza limiti di riproduzione. L’Open Knowledge Foundation, la fondazione non profit che promuove l’apertura dei contenuti e i dati aperti, afferma:
un contenuto o un dato (pubblicato) si definisce aperto se chiunque è in grado di utilizzarlo, ri-utilizzarlo e ridistribuirlo, soggetto al massimo alla richiesta di attribuzione e condivisione allo stesso modo.
Per Open Data si intende una prassi di Open Government (un concetto di governance basato su modelli amministrativi aperti e trasparenti) che valorizza il patrimonio informativo pubblico e che offre la possibilità ai cittadini e alle imprese di accedere e di riusare dati economici, sociali, geografici ecc.
Il comma 9 dell’art.9 della Legge 221/2012, conversione del Decreto Crescita 2.0, definisce il dato aperto nel seguente modo:
a) formato dei dati di tipo aperto, un formato di dati reso pubblico, documentato esaustivamente e neutro rispetto agli strumenti tecnologici necessari per la fruizione dei dati stessi;
b) dati di tipo aperto, i dati che presentano le seguenti caratteristiche:
1. sono disponibili secondo i termini di una licenza che ne permetta l’utilizzo da parte di chiunque anche per finalità commerciali, in formato disaggregato;
2. sono accessibili attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, in formati aperti ai sensi della lettera a), sono adatti all’utilizzo automatico da parte di programmi per elaboratori e sono provvisti dei relativi metadati;
3. sono resi disponibili gratuitamente attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, ivi comprese le reti telematiche pubbliche e private, oppure sono resi disponibili ai costi marginali sostenuti per la loro riproduzione e divulgazione.
Come riutilizzare gli Open Data nel settore immobiliare?
Alla base dell’operazione Open Data c’è il riuso dell’informazione, soprattutto quella prodotta dalla Pubblica Amministrazione. I dati della PA devono essere riutilizzabili anche per finalità commerciali perché i potenziali riutilizzatori (le imprese e i privati) devono trarne anche benefici economici.
Riutilizzare il dato della PA consiste soprattutto nel generare nuovi business.
Pensiamo, ad esempio, alle applicazioni web o mobile che usano i dati aperti per le loro funzioni; oppure, pensiamo alle aziende che producono dati, esse arricchiscono i loro database con gli open data e forniscono nuovi servizi sia gratuiti sia a pagamento.
Ma come si possono riutilizzare gli Open Data nel mercato immobiliare?
CasaNoi.it ha già spiegato come il loro uso potrebbe migliorare i servizi immobiliari e come la compravendita ci guadagnerebbe in trasparenza e affidabilità. I dati aperti rappresentano delle opportunità per sviluppare servizi innovativi perché forniscono una vasta gamma di informazioni utili all’attività immobiliare.
Sfruttando i dati aperti, si possono creare delle applicazioni mash-up che mettono insieme i dati provenienti dalle compravendite con quelli dell’ambiente, dei trasporti, della criminalità, ecc. Per esempio, su mappa si potrebbero geolocalizzare, oltre alle case, anche punti di interesse (POI – Point of Interest) come asili nido, scuole, musei, parchi, linee di trasporto pubblico ecc. Gli annunci su mappa avrebbero un valore aggiunto, risulterebbero ancora più completi e trasparenti dal punto di vista informativo. Chi cerca casa acquisirebbe una maggiore conoscenza della zona in cui è ubicato l’immobile, avendo maggiori possibilità di fare una scelta ragionata.
La quantità di informazioni disponibili inciderebbe notevolmente sulla trasparenza del mercato, renderebbe il consumatore più informato e più consapevole, di conseguenza diminuirebbero le asimmetrie informative tra il venditore e l’acquirente e diventerebbero più difficili le condotte scorrette da parte degli agenti del settore.
La classificazione degli Open Data e i Linked Open Data
Il World Wide Web Consortium (W3C) – il consorzio creato dall’inventore del Web Sir Tim Barnes Lee – ha classificato gli Open Data in 5 categorie, ognuna contraddistinta da una stella e da funzionalità crescenti.
★ dati non strutturati in formati immagine come .gif, .jpg o in formati testo proprietari come ad es. Adobe Pdf;
★ ★ dati strutturati secondo un formato proprietario come ad es. Excel;
★★★ dati strutturati e codificati in un formato non proprietario come ad es. il formato .csv;
★★★★ dati strutturati e codificati in un formato non proprietario e dotati di un URI (Uniform Resource Identifier) che li rende indirizzabili sulla rete e quindi utilizzabili direttamente online;
★★★★★ i Linked Open Data (LOD) sono i dati aperti classificati a quattro stelle che sono linkati ad altri dataset.
Dal livello 3 stelle si può parlare propriamente di dati aperti. I dati in formato 4 stelle e 5 stelle sono linkabili direttamente come risorse e raggiungibili attraverso URI. I Linked Data sono il formato open migliore perché sono dotati di metadati semantici, possono essere indicizzati sui motori di ricerca e integrati con altri portali di Dati Aperti.