Lùmino City – un videogioco handmade
0 commentiLa piccola città fantastica di Lùmino City è l’ambientazione di un videogioco costruito non virtualmente ma con pezzi reali, utilizzando principalmente carta, come se si trattasse di un set teatrale o cinematografico, ma in miniatura.
Il set del videogioco
Negli ultimi tre anni State of Play, un piccolo studio di Londra, è stato impegnato nella costruzione di una città in miniatura di circa tre metri di altezza. Il set, super colorato e curato in ogni dettaglio, è stato realizzato utilizzando carta e cartone e tante piccole luci.
Il risultato è un intricato micromondo immaginario con case, giardini, piazze. Al centro svetta una ruota idraulica alta circa due metri e mezzo, alimentata da un preciso meccanismo di motori, costruito con cartone tagliato al laser.
La storia del videogioco
Lumino City è in realtà il sequel di Lume, una breve avventura uscita nel 2011. Anche in quel caso si trattava di un videogioco costruito con materiali reali e non virtuali.
Lumino City racconta oggi la storia di Lumi, una giovane ragazza che segue una serie di indizi per scoprire come ripristinare l’energia nella casa del nonno.
Il team
Per la costruzione del mondo realistico della città è stato coinvolto un insolito piccolo team – e non l’imponente squadra di artisti e sviluppatori che serve per realizzare una versione virtuale.
Oltre a chi si è occupato dell’animazione, hanno lavorato al videogioco un disegnatore, un architetto, un direttore della fotografia e una modellista.
“Costruire le scene e i personaggi è stata naturalmente la parte più importante – spiega il team di State of Play – ma l’aspetto più difficile è stato rendere coerente il lavoro in modo che apparisse assolutamente naturale”.
Il risultato finale è una vera rarità: un videogioco realizzato quasi interamente a mano, che offre tanti piccoli accuratissimi particolari.
Lumino City è stato lanciato per PC, Mac e Linux ufficialmente il 3 dicembre. Siete pronti a giocare?
Questo il trailer ufficiale di Lùmino City:
Fonte articolo: The Verge