Il MUSE a Trento di Renzo Piano
0 commentiIl MUSE è il nuovo Museo delle Scienze di Trento, inaugurato nell’estate del 2013. È la prima struttura museale in Italia destinata ad accogliere allestimenti su natura, scienza e tecnologia, e il suo progetto reca la firma di Renzo Piano.
Il museo è ubicato fuori dal centro storico cittadino, nell’area dismessa ex-Michelin ormai in disuso da circa vent’anni, trasformata in un nuovo eco-quartiere denominato Le Albere e interamente progettato dall’architetto genovese.
Nell’ambito di questo progetto nell’area circostante il museo sono stati realizzati infatti un grande parco urbano, una zona residenziale e una commerciale, tutto nell’ottica dell’ecosostenibilità e dell’efficienza energetica.
Il MUSE oltre ad aver contribuito alla riqualificazione urbanistica della zona, rappresenta oggi per Trento un importante polo di attrazione culturale.
L’edificio presenta un avveniristico profilo delle coperture che ricorda quello frastagliato delle montagne circostanti e in particolare delle Dolomiti.
La sagoma delle coperture è formata da materiali quali vetro, legno e acciaio, che riflettono i colori del cielo e delle montagne come in uno specchio e contribuiscono a rendere l’edificio parte integrante dell’ambiente in cui è inserito.
Il profilo dell’edificio è diventato un vero e proprio landmark, riconoscibile già giungendo dall’Autostrada.
Il MUSE si articola in una serie di volumi successivi dove si alternano pieni e vuoti con ampia flessibilità negli spazi espositivi, come è tipico dell’architettura museale contemporanea. Tali volumi si riflettono su uno specchio d’acqua sul quale paiono galleggiare, moltiplicando le vibrazioni e le riflessioni di luci e ombre.
Il percorso espositivo si snoda dall’alto in basso attraverso quattro piani fuori terra e due interrati, conducendo i visitatori alla scoperta di ecosistemi e conformazioni geomorfologiche.
La stessa suddivisione delle esposizioni su più piani è una sorta di metafora dell’ambiente montano.
Partendo dall’ingresso al quarto piano, il visitatore si immerge nel paesaggio dei ghiacciai perenni, fino a perdersi nel labirinto di biodiversità alpina. Il percorso naturalistico arriva al piano interrato dove è possibile ripercorrere le origini della vita per concludersi con una grande mostra sui dinosauri. Interessante è anche la presenza di una serra che riproduce una foresta tropicale della Tanzania.
Lo spazio centrale, denominato il Grande Vuoto, collega idealmente i 5 piani.
Molto interessante è la sezione dedicata al rapporto tra uomo, energia e clima, dove laboratori didattici permettono al visitatore di sperimentare divertendosi e di approfondire i temi dello sviluppo ecosostenibile, delle fonti rinnovabili e del risparmio energetico.
Gli allestimenti sono stati pensati parallelamente al progetto architettonico, con l’intento di non prevalere sul contenuto.
È nato così Zero Gravity, un sistema di sospensione di tutto il materiale didattico che, grazie ai sottili cavi di acciaio a cui è appeso, sembra fluttuare nello spazio vincendo la forza di gravità.
Tutto il sistema impiantisco del museo è all’insegna della sostenibilità. Le fonti energetiche sono rinnovabili: quella solare è sfruttata con celle fotovoltaiche e pannelli solari; quella geotermica con sonde a scambio termico che scendono fino a 100 metri di profondità.
A questi si aggiungono altri accorgimenti. Una cisterna per il recupero dell’acqua piovana garantisce un notevole risparmio idrico, in quanto l’acqua meteorica viene utilizzata per i servizi igienici, per irrigare le piante, per l’acquario e per il laghetto artificiale che circonda il museo.
I pannelli radianti a pavimento assicurano un confort climatico ottimale, un sistema di lucernari automatizzati mediante impianto domotico garantisce la ventilazione e illuminazione naturali.
Per migliorare le prestazioni termiche è posta grande attenzione alle stratigrafie dell’involucro, ai materiali coibenti, ai serramenti e ai sistemi di ombreggiatura. È presente infatti un sofisticato sistema di tende comandate da un sensore di temperatura, studiate per favorire l’irraggiamento nelle giornate invernali e ridurlo in quelle estive.
La scelta dei materiali è caduta prevalentemente su quelli locali, e quindi a km 0, per evitare l’inquinamento dovuto ai trasporti, come la pietra di Verdello o il legno delle foreste trentine utilizzato per le strutture. Il verdello bocciardato, sostenuto da una struttura in metallo, caratterizza le pareti dei fronti nord e sud.
Oltre a quelli locali sono stati usati materiali facilmente riciclabili , come il bambù utilizzato per pavimentare le aree espositive. Questa pianta impiega solo 4 anni per raggiungere le dimensioni sufficienti per poi poter essere utilizzata a questo scopo, a differenza delle essenze dei più tradizionali parquet che impiegano diversi decenni.
Il fronte est, dove si accede alla biblioteca e ad alcuni uffici, si distingue per la grande facciata verde, scandita da alcuni montanti principali in legno lamellare e da una orditura secondaria che, con un sistema di mensole metalliche, sostiene in corrispondenza di ogni marcapiano una serie di vasi attrezzati con sistema di irrigazione e drenaggio. Il sistema è studiato per far crescere lungo la facciata piante rampicanti scelte tra quelle perenni o a foglia caduca.
Il progetto è completato con un parcheggio per le bicilette, visto che il museo è anche facilmente raggiungibile dalla vicina pista ciclabile.
Il parcheggio auto, invece, ha un numero di posti limitati, per incentivare l’uso delle due ruote o del trasporto pubblico. Si tratta di una scelta ricorrente e voluta nei progetti di Renzo Piano.
Grazie alla cura per l’ecosostenibilità, il progetto del MUSE ha conseguito la certificazione LEED livello Gold. Si tratta di un protocollo che riconosce la qualità ecologica degli edifici attraverso l’esame di parametri come il risparmio energetico e idrico, la riduzione di emissioni di CO2 e l’utilizzo di materiali naturali.