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Perché è delle donne il diritto di scegliere casa

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Patrizia Calovini, olio su tela

Non molto tempo fa ho visto una vignetta sul giornale, o forse su Facebook, che illustrava le differenze uomo/donna sul tempo impiegato a raggiungere il letto, la sera.

LUI, una sera a caso, a casa

L’uomo era disegnato in modo grottesco, tanto da sembrare il marito delle barzellette: canotta, mutande a calzoncino, ciabatte.
Dopo la visione della partita e di qualche altro sport nel canale monotematico, il marito in questione si dava una bella grattata di pancia, sbadigliava rumorosamente, bofonchiando al corridoio: “Vado a letto, ciao”.
Non so se tutti questi particolari sono ricordi di quel che ho visto o se, almeno in parte, sono farina del mio sacco. Comunque è così che vedo la scena. Dopo una pipì rumorosa quanto lo sbadiglio, esce dal bagno, lasciando sollevata la tavoletta della “tazza” (mai piaciuto come nome per l’oggetto che accoglie tutti i giorni il transito delle nostre scorie corporee: io, nelle tazze, ci bevo il the! Potrei scrivere water, che poi sta per water closet... e sogno: se l’avessero chiamato water closed, sarebbe stato tutto più semplice…).
Dalla porta del bagno a quella della camera da letto il passo è breve. Un tuffo o, meglio, una panciata sul materasso e buonanotte.

LEI, una lunga serata a casa

La moglie, nel frattempo, ha sparecchiato e avviato la lavastoviglie e messo il pigiama ai bambini. Li ha obbligati a lavarsi i denti, controllando che non vi siano scorie di cibo incastrate tra le piastrine dell’apparecchio del grande, ha letto la favola alla piccola, messo nel cesto della biancheria sporca gli abiti usati e preparato quelli puliti per l’indomani, verificato che gli zaini siano pronti, perché al mattino non c’è tempo di farli.
Poi carica la lavatrice: di notte la luce costa meno. La lavastoviglie, invece, ha già finito il suo ciclo con i piatti della cena: ripone ogni cosa al proprio posto, per ritrovarla velocemente quando cucina. Prepara piatti, tazze (visto?) e biscotti per la colazione.
Passa in soggiorno, apre le finestre per arieggiarlo, svuota il portacenere, due pacche ai cuscini del divano, sotto i quali cerca e trova, come sempre, i calzini appallottolati del marito.
Controlla di avere le ricette del pediatra in borsa, così il giorno dopo potrà andare in farmacia e prendere le fiale per l’aerosol della piccola, prima di portare il grande a calcio. Intanto pensa a quel che serve in casa: apre il frigo e i pensili e fa un rapido inventario. Durante l’allenamento del figlio deve passare al supermercato e comprare questo e quello.
Va a vedere, nelle loro stanze, i bambini che dormono: che tenerezza! Due angioletti sprofondati nel mondo dei sogni. La piccola russa quasi quanto il padre, perché ha il naso chiuso, ma da domani… aerosol e via tutto.
Fa un giro completo della casa: la guarda e se la gode, ora che non c’è nessuno in giro. Ha fatto bene a preferirla all’altra …Certo, i mobili della cameretta del grande vanno cambiati perché sta crescendo, ma gli spazi dell’appartamento sono ben distribuiti e organizzati e l’esposizione è ottima: luce tutto il giorno.

PianteOra la donna è stanca: ha bisogno di dormire, riposare la schiena. Un giro veloce in bagno, lavaggio denti, siero contorno occhi e crema mani screpolate.
Alza le coperte,  infila un piede, ma subito lo ritrae: le piante! Deve ancora innaffiarle e spruzzarle, perché con il riscaldamento si disidratano e il suo pollice verde non glielo perdonerebbe.

Morale della favola

E dopo tutto questo, qualcuno ancora si domanda perché sono le donne ad avere l’ultima parola, quella decisiva, sulla casa da acquistare o affittare?

 

Articolo scritto da:

Sara Grita

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Webwriter, copywriter, blogger. Nata e cresciuta a Milano, ho lavorato a Roma, Bologna e ancora Roma nelle produzioni video, tv, teatrali, come responsabile della comunicazione. Ho partecipato all'ideazione e alla fondazione di CasaNoi. Questo blog nasce per condividere tutte le informazioni su casa e ambiente ed è aperto alle domande dei lettori.

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