Il progetto Biosphera 2.0, la casa della zero energy generation
0 commentiBiosphera 2.0 è un progetto completamente Made in Italy, ideato da Aktivhaus e promosso dal Politecnico di Torino e dall’Università della Valle d’Aosta, Vallée d’Aoste Structure e con gli istituti Zephir, Minergie e PEFC con il patrocinio della Regione Valle d’Aosta, del Comune di Courmayeur e la partecipazione di diverse aziende nazionali e internazionali.
Si tratta di una casa attiva di 25 metri quadri, lunga quasi 13 metri e larga 3, comprensiva di tutti i servizi necessari, come illuminazione a led, cucina a induzione, elettrodomestici, riscaldamento e raffrescamento, suddivisa in zona giorno, zona notte, bagno e centrale tecnica.
È completamente autonoma dal punto di vista energetico, anzi addirittura in grado di produrre più energia di quanta ne consuma e di fare a meno dell’impianto di riscaldamento. Insomma, pur essendo piccolissima, la casa è progettata in base a un preciso criterio: l’uomo e il suo benessere sono al centro di tutto.
Il progetto è partito da un concorso bandito dal gruppo Woodlab del Politecnico di Torino e dalla start up Be-eco, a cui hanno partecipato circa 100 studenti di architettura e ingegneria di diversi atenei italiani. Il progetto vincitore, presentato da sei studenti del Politecnico di Torino DAD, è stato poi assunto come concept di base per dare vita al prototipo.
Il primo esemplare del prototipo è stato installato lo scorso primo marzo a Courmayeur, ma presto sarà portato in giro anche per altre città del Nord Italia, in particolare facendo tappa ad Aosta, Milano, Rimini, Torino e Lugano.
Il “tour<”, che si svolgerà nell’arco di un anno fino al febbraio 2017, non è casuale ma ha lo scopo di testare il modulo abitativo in tutte le condizioni climatiche, passando dai meno 17 gradi dell’inverno in Val d’Aosta, ai 39 gradi che si possono raggiungere in estate sulla Riviera Adriatica.
Inoltre, i progettisti intendono anche analizzare la “risposta” del prototipo in grandi centri cittadini esposti a elevati livelli di inquinamento atmosferico, come Torino e Milano.
Insomma più che una casa, Biosphera 2.0 può definirsi attualmente un laboratorio scientifico.
Ci abiteranno a rotazione 20 persone, in modo da valutare se l’autonomia energetica che promette sarà tale da assicurare effettivamente il benessere fisico per gli uomini. In questo modo si raccoglieranno oltre 20 parametri per valutare le condizioni abitative del modulo.
Il modello abitativo è progettato in modo da garantire una temperatura interna non inferiore a 21 gradi in inverno e non superiore a 25 gradi in estate. Nel caso in cui, però, la temperatura fosse troppo fredda, è stato studiato un sistema che presuppone uno scambio di energia con il corpo umano: in pratica si utilizza un particolare tipo di cyclette che con un’ora di allenamento consente di produrre una quantità di energia tale da elevare la temperatura di circa due gradi.
La struttura di Biosphera 2.0, simile a quella di un container, è concepita secondo i principi della massima sostenibilità.
Il modulo è costruito seguendo i parametri standard dei protocolli PassivHaus e Minergie, considerati tra i più severi nel mondo.
Il legno utilizzato per la costruzione è certificato secondo i criteri PEFC, il programma per lo sfruttamento sostenibile delle foreste.
In particolare, in inverno le eventuali perdite di calore sono compensate dagli apporti passivi provenienti dall’irraggiamento solare.
In ogni caso, l’energia necessaria per pareggiare il bilancio termico complessivo viene prodotta mediante l’utilizzo di sistemi di energia rinnovabili, come quella prodotta da impianti fotovoltaici e pompe di calore.
Per realizzare il progetto sono stati investiti fino a ora 250.000 euro. Se i risultati dei test effettuati risulteranno positivi, si potrà pensare di adottare le stesse soluzioni progettuali su vasta scala, in modo da ridurre il consumo di elettricità e l’uso di combustibili fossili.