Rain Garden, i giardini della pioggia
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I rain garden, letteralmente i giardini della pioggia, sono dei filtri naturali. Aiuole o piccoli giardini che drenano le acque piovane in eccesso, ne rallentano il deflusso e ne riducono il carico che finisce solitamente nelle falde e nei fiumi. Servono a trattenere l’acqua piovana e a rilasciarla gradualmente senza convogliarla tutt’assieme nei collettori che scaricano nei fiumi.
I vantaggi contro le alluvioni
Le esondazioni dei fiumi ormai sono molto frequenti.
I giardini della pioggia insieme ai tetti verdi rappresentano una soluzione ecosostenibile in cui investire per prevenire le alluvioni, perchè riducono il carico fognario e migliorano la gestione dei deflussi superficiali. Infatti, all’estero sono numerosi i progetti che incentivano la realizzazione dei rain garden, come il Mint Plaza di San Francisco o il Maplewood del Minnesota.
I rain garden all’estero
Il primo giardino della pioggia risale agli anni Novanta. Fu realizzato in un complesso residenziale a Prince George’s Conunty nel Maryland dall’architetto statunitense Dick Binker che sostituì i tradizionali metodi di smaltimento delle acque con i rain garden. Da allora, si sono diffusi in tutto in mondo e l’Australia si è affermata come il paese più intraprendente. Il governo nazionale ha sviluppato un progetto, Healthy Waterways Raingarden Program, che incoraggia i cittadini a costruire i rain garden privati. Se ne contano più di 10mila nella sola area di Melbourne.
In Italia
Anche in Italia, dove ogni anno facciamo i conti con la fragilità del territorio e le politiche urbanistiche sbagliate, si sta muovendo qualcosa: si cerca di affiancare alla rete fognaria nuove forme di trattamento delle acque piovane.
È il caso di Milano, dove lungo il tracciato che collega viale Zara alla porta est dell’Expo 2015 si sta realizzando un grande raing garden, che “controlli” il deflusso delle acque nel caso cadessero piogge violente. I rain garden sono previsti nel piano di riqualificazione di un’area industriale dismessa. Speriamo che non rimangano casi isolati.