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Social street: un fenomeno italiano

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Una foto di Via Fondazza con il logo "social street" - foto Francesca Bastiani, logo Laura Ninfa

Un quartiere dove la gente, quando si incontra, non si guarda con diffidenza, ma sorride. Un quartiere dove la gente scambia non solo due parole, ma molto altro. Un quartiere dove abitare vuol dire vivere. Tutto questo è “social street”, un fenomeno sociale che, dopo il caso più eclatante, quello della bolognese Via Fondazza, si sta diffondendo in tutto il nostro paese.

“Qualcuno può pensare che ho scoperto l’acqua calda. A me piace pensare di aver scoperto un the.”

Con questa frase si presenta Federico Bastiani, plurintervistato da giornali e riviste, testate online, reti radiofoniche e televisive , da quando ha superato divisioni e diffidenze cittadine, fondando il gruppo Facebook riservato ai soli residenti di Via Fondazza, a Bologna.

Basta un’occhiata all’omonima pagina pubblica di Facebook (che raccoglie gli articoli, le interviste e i commenti degli esterni al gruppo) e al sito Via Fondazza per capire che nel quartiere bolognese si respira un’aria diversa: condivisione e socialità, partite dalla rete, qui si incontrano per strada, nei negozi, nelle scuole, nelle case e poi vanno in gita sui colli.

L’intuizione di Federico

Federico è nato e cresciuto in un paese della provincia di Lucca, un paese dove tutti si conoscono, si salutano e dove scambiarsi cordialità, consigli  e piccoli favori è radicata consuetudine. Trasferitosi a Bologna, dove lavora e vive con la moglie e il figlio di due anni, si è accorto che, dopo tre anni, la sua famiglia aveva rapporti solo con i negozianti del quartiere, ma nessun nuovo amico. Da lì l’idea di aprire un gruppo Facebook per avvicinare gli abitanti della sua strada, Via Fondazza, una via del centro storico bolognese, famosa perché lì abitava e dipingeva Giorgio Morandi.

Come far sapere ai residenti la nascita del gruppo

Dopo aver aperto la pagina Facebook, nello scorso settembre, Federico ha attaccato sui muri e sulle vetrine di alcuni negozi dei semplici fogli A4, invitando gli abitanti ad aderire. E le persone si sono iscritte numerose, superando anche le più rosee aspettative. Nel giro di pochi giorni si sono intrecciati bisogni, informazioni, consigli, richieste, suggerimenti e disponibilità. Come la lavatrice messa a disposizione da Sabrina per due studenti fuori sede in cerca di una lavanderia a gettone o la proposta di adottare un’unica baby sitter per accudire bambini della stessa età.
Anche i negozianti hanno risposto, accogliendo i residenti con iniziative particolari e sconti (come un bistrot e un cinema) ed ora i compleanni si festeggiano al bar sotto casa, con inviti allargati a tutti. Così gli incontri virtuali sono diventati incontri reali.

Buone pratiche della social streetun articolo dedicato al gruppo di via Fondazza Social Street, Corriere Bologna, 9 dicembre 2013

Senza bisogno di istituzioni e sovrastrutture, la “social street” nasce spontaneamente dagli abitanti e garantisce una socialità allargata che si traduce in collaborazione di buon vicinato, secondo il modello dei piccoli paesi.
Vedo che a una famiglia serve un passeggino e lo metto a disposizione; devo prendere dei mobili da portare a casa e ho chi mi aiuta; chi ha il pc in panne  trova il vicino che lo sistema; vuoi imparare a fare le tagliatelle e l’anziana della via ti guida passo passo; i bambini giocano tra loro e crescono insieme; le singole spese diventano gruppi d’acquisto settimanali e si spuntano prezzi e qualità migliori. E poi incontrarsi significa condividere idee e passioni, come fare trekking, andare insieme a teatro, correre per tenersi in forma, scegliere libri nella biblioteca comunale.

Km. zero, costi zero

In questi anni difficili, il fenomeno delle social-street, oltre a restituire un senso di socialità cordiale e protetta, come abbiamo visto risolve piccoli problemi che il più delle volte, non avendo vicini e amici disponibili, trovano soluzione solo attraverso la prestazione di servizi a pagamento.

La rete scende in strada

Sono molte le “social street” italiane: basta dare un’occhiata su Facebook e Internet per trovarle.
Altre stanno nascendo e si stanno organizzando. Segnaliamo che il  gruppo di Via Fondazza mette a disposizione le Linee guida per fondare una social street.

Per chi volesse conoscere alcune delle realtà esistenti, ecco qualche link:
•Milano, Made in Bovisa
•Riccione, Buon Vicinato
•Roma, pagina Facebook Tor Pignattara
•Napoli, Scampìa, Barrito del Mammut

Articolo scritto da:

Sara Grita

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Webwriter, copywriter, blogger. Nata e cresciuta a Milano, ho lavorato a Roma, Bologna e ancora Roma nelle produzioni video, tv, teatrali, come responsabile della comunicazione. Ho partecipato all'ideazione e alla fondazione di CasaNoi. Questo blog nasce per condividere tutte le informazioni su casa e ambiente ed è aperto alle domande dei lettori.

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