Zaha Hadid e il Museo Maxxi di Roma
0 commentiNel lungo elenco dei vincitori del premio Pritzker sono appena due i nomi femminili e uno è quello di Zaha Hadid, la prima donna a essere insignita di tale onorificenza, nel 2004.
Ma per l’architetta e designer anglo irachena, la questione del genere in ambito professionale sembra essere (giustamente, aggiungerei) solo un dettaglio.
Senza dubbio, però, Hadid oltre a essere una delle archistar più note anche ai profani, rappresenta oggi una delle personalità più influenti nel mondo, come annunciato dal Time nel 2010.
La biografia e le opere dell’architetto Zaha Hadid
Nata a Bagdad nel 1950, ha conseguito una laurea in matematica a Beirut, prima di trasferirsi a Londra per studiare architettura.
Qui ha conosciuto alcuni dei nomi più importanti del panorama dell’architettura internazionale, tra cui Rem Koolhas, con il quale ha lavorato dopo aver conseguito la laurea.
Nel 1980 ha aperto il proprio studio, che conta oggi centinaia di dipendenti ed è uno dei più importanti al mondo. Parallelamente ha portato avanti la sua carriera in ambito accademico insegnando nelle più prestigiose università di tutto il mondo.
La poetica di Zaha Hadid è assolutamente originale nel contesto dell’architettura contemporanea. L’architetta ha cercato da sempre di tradurre il concetto di fluidità nella sua architettura e lo ha fatto avvalendosi di un metodo assolutamente personale.
Chiunque abbia avuto modo di vedere un suo progetto avrà intuito come il linguaggio dei suoi elaborati tecnici si discosti da quello tradizionalmente adoperato in ambito architettonico e si avvicini più alla pittura e alla grafica.
E infatti il suo approccio progettuale prevede proprio di adoperare la pittura e la scultura come strumenti che permettono di indagare più a fondo la struttura del progetto.
Il suo lavoro parte da disegni e dipinti che si tramutano prima in sculture, attraverso la loro rappresentazione tridimensionale, e infine danno vita al progetto architettonico vero e proprio.
Cemento, acciaio, vetro, sono i materiali in grado di tradurre in forme materiche le idee progettuali.
I materiali scelti da Hadid devono avere caratteristiche ovviamente di resistenza ed ecosostenibilità, ma anche essere flessibili per piegarsi a ogni forma e trasparenti per dare vita alla fantasia.
Dal suo lungo elenco di opere realizzate possiamo citare:
– il grande complesso alberghiero di Hong Kong;
– la stazione antincendio realizzata per la famosa fabbrica di sedie Vitra, a Weil am Rhein, in Germania,
– il padiglione video – musicale a Groningen,
-il bar ristorante Moonsoon a Sapporo
– il Centro di Arte Contemporanea a Cincinnati;
– il ponte-padiglione dell’expo 2008 di Saragozza;
– la stazione della funicolare di Innsbruck;
– il Riverside Museum di Glasgow;
– il museo Maxxi di Roma.
Parallelamente Hadid ha portato avanti anche la sua attività nel campo nell’industrial design, realizzando di frequente collaborazioni anche con le più importanti aziende italiane di design e arredamento.
Attiva anche nella moda, ha disegnato una collezione di scarpe per Lacoste e il padiglione mobile per Chanel, commissionatole dall’amico Karl Lagerfeld.
Museo Maxxi di Roma
Zaha Hadid ha lavorato a diversi progetti in Italia (attualmente è in corso di realizzazione la stazione marittima di Salerno), ma la sua opera più nota è senza dubbio il Museo Maxxi (acronimo di Museo delle arti del XXI secolo) della Capitale, il primo museo di architettura in Italia.
Il progetto per questo polo museale è stato selezionato come vincitore tra quelli presentati a un concorso bandito nel 1998 dal Ministero dei beni culturali.
La motivazione addotta dalla giuria per la scelta è stata la capacità del progetto di integrarsi nel contesto in cui è inserito, oltre al modo in cui è interpretata l’importanza di una tale istituzione e come essa si configura attraverso un’interessante sequenza di spazi pubblici.
Lo spazio museale di ca. 29.000 metri quadri è stato inaugurato nel 2010.
Al museo si accede attraverso una grande hall a tutta altezza, destinata all’accoglienza dei visitatori, che introduce alle gallerie destinate alle collezioni permanenti e alle mostre temporanee di due spazi espositivi distinti, MAXXI arte e MAXXI architettura, oltre che all’auditorium, alla caffetteria e al bookshop.
La sequenza di gallerie è illuminata dalla luce naturale filtrata attraverso un particolare sistema di copertura, pensato per sfruttare al meglio la luce zenitale ai fini delle esposizioni.
Ma la copertura rappresenta anche il luogo in cui coabitano tutti quegli aspetti essenziali per le funzioni museali. In essa, infatti, sono integrati oltre ai serramenti e ai frangisole ideati per meglio utilizzare la luce naturale, anche i dispositivi per l’illuminazione artificiale e per il controllo ambientale.
Il cemento è il materiale maggiormente utilizzato, impiegato per le strutture, ma anche per le lame di copertura (in cemento fibrorinforzato) e per le finiture faccia a vista, nonché per gli arredi.
L’uso dell’acciaio è invece limitato a pochi elementi, come i collegamenti verticali, le travi di collegamento tra le pareti di calcestruzzo e i pilotis che sostengono le parti in aggetto.