Le installazioni al neon di Massimo Uberti
0 commentiNel lavoro di Massimo Uberti l’attenzione alla dimensione spaziale dell’abitare è una costante: sedie, tavoli, scale, librerie, impianti architettonici sono trasformati in figurine luminose; mura sottili, dal perimetro luminoso, edifici leggeri, come svuotati, la cui essenza è segnata dalla luce. Forme essenziali che fanno riflettere sulla contemporaneità.
L’artista
Cifra stilistica dei lavori di Massimo Uberti (docente di Pittura e arti visive presso l’ Accademia di Belle Arti Santagiulia – Brescia) è la luce. Attraverso i neon l’artista crea elementi domestici o installazioni site specific all’interno di sedi espositive e spazi pubblici.
Il neon
La materia fredda del tubo luminoso al neon è il segno potente con cui l’artista traccia nello spazio architetture di luce. Spazi sottratti alla loro fisicità divengono luoghi fluidi irreali. Tra sottrazione e immaginazione, spazi utopici che si aprono alla fantasia personale e collettiva.
“Il neon è l’unico materiale – spiega l’artista – che mi consente di disegnare nello spazio come fosse una matita luminosa. Per il momento è l’unico materiale luminoso che emette luce a 360°; altre e più sofisticate tecnologie hanno ancora una parte in ombra, quindi il neon è uno strumento luminoso, il più luminoso”.
Alcuni lavori
“Abitare (1999) è il titolo del mio primo lavoro al neon (attualmente visibile dalla vetrata di ingresso dell’università Bocconi di Milano, n.d.r.); da lì in poi è stato un continuo costruire luoghi per abitanti poetici (vedi Verso l’ infinito e oltre, n.d.r.). Le città ideali sono la conseguenza dei miei studi sullo spazio (vedi Tendente infinito alla Fondazione Stelline, n.d.r.) “– chiarisce l’artista.
Tra i lavori di Massimo Uberti è da ricordare anche la scritta, realizzata con un tubolare al neon modellato, intitolata Spazio amato, esposta nel 2008 alla N.O. Gallery di Milano. L’installazione era l’unica entità percepibile all’interno dello spazio vuoto, spogliato di qualsiasi arredo, capace di rendere quest’ultimo visibile.
Tendere infinito è la sua imponente installazione luminosa (27 metri di diametro e 14 metri di altezza) presso il Palazzo delle Stelline di Milano, che ripropone le linee di Sforzinda, la città ideale immaginata dal Filarete nel 1465.
La filosofia
Il nucleo della filosofia di Uberti è il processo di riduzione. I suoi sforzi sono quasi sempre diretti a ridurre le sue opere alla loro essenza, facendo uso dei tubi al neon nudi e poche altre materie prime.
“Mi piace realizzare architetture di luce. Come per tutti i pittori dall’inizio della storia, la luce è fondamentale per il mio lavoro. – spiega Massimo Uberti – Io impiego i tubi al neon per costruire luoghi per abitanti poetici, cercando di creare spazi da sogno che permettono di riflettere, cosa che penso necessaria per tutti.”.
Design Miami 2014
Uberti è stato invitato dalla Bentley per celebrare, attraverso l’elemento della luce, la casa di produzione automobilistica inglese. Nasce così il lavoro Light – presentato da poco in occasione del Design Miami 2014 – ispirato alle sale di controllo dei veicoli: una zona con luci al neon, dove le auto vengono accuratamente esaminate prima di lasciare la fabbrica.
A partire dall’interazione tra uomo e macchina, l’opera si compone di una silhouette esterna che richiama la forma di un edificio industriale con all’interno la sagoma di un tavolo, omaggio al lavoro progettuale e manuale della creazione di ogni veicolo.
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