Big Delta, la stampante 3D per creare case con il fango
0 commentiBig Delta, una delle stampanti 3D più grandi del mondo
Negli ultimi anni la tecnologia della stampa in tre dimensioni, in costante evoluzione, è sempre più indirizzata alla costruzione di edifici.
Una delle più grandi stampanti del mondo si chiama Big Delta, è completamente made in Italy ed è stata installata a Ravenna.
Alta 12 metri, è in grado di realizzare edifici low cost utilizzando materiali poveri, come il fango. Ha un costo compreso tra i 40 e i 50mila euro ed è pensata per imprese e artigiani del settore edilizio che nei prossimi anni intendono aprirsi al mondo della stampa 3D.
Fa parte di un progetto ideato dall’azienda WASP (World’s Advanced Saving Project) che da anni è all’opera per studiare un sistema di costruzione in grado di ridurre i costi e velocizzare i tempi per la realizzazione degli edifici.
Il progetto Wasp
Il progetto è nato infatti nel 2012 ed è proseguito per tappe fino al settembre 2015, per mettere a punto una stampante in grado di lavorare per lunghi cicli e con brevi interruzioni.
L’obiettivo di ridurre i costi è perseguito anche grazie al ricorso a materiali poveri e disponibili a chilometro zero, come il fango, l’argilla e la paglia.
Ma una delle caratteristiche che distingue maggiormente Big Delta da altri macchinari analoghi è la sua efficienza energetica. La stampante 3D richiede infatti per il suo funzionamento circa 100 Watt di corrente elettrica, molto meno di un comune forno domestico, e può anche essere alimentata con un pannello fotovoltaico.
L’azienda WASP persegue dunque l’obiettivo di rendere facilmente realizzabile una casa alla portata di tutti, e lo fa mettendo in gioco i proventi ricavati dalla vendita delle stampanti tridimensionali.
La stampa 3D si basa sulla deposizione di materiali ed è per questo che i prodotti maggiormente indicati sono i materiali compositi.
Il vantaggio della ricerca italiana è però quello di utilizzare materiali disponibili in loco, a km 0 quindi, permettendo di ridurre ulteriormente i costi.
Le stampanti di WASP utilizzano degli estrusori per impasti fluido – densi, in cui il cambiamento di stato (da quello fluido a quello solido), avviene per evaporazione di un solvente che può avere natura diversa e in molti casi è semplicemente acqua.
In questo modo si determina una combinazione praticamente infinita di materiali utilizzabili, diversi a seconda dello scopo per cui si deve stampare.
La ricerca dei materiali naturali
A un certo punto però l’azienda ha oltrepassato la logica dei materiali plastici, per orientarsi verso prodotti naturali, facilmente reperibili, che non richiedano componenti chimiche e che abbiano basso impatto sull’ambiente.
La ricerca è stata ovviamente condotta in collaborazione con esperti del settore della bioedilizia.
Ecco, quindi che si è pensato all’utilizzo della canapa, vegetale che non richiede particolari attenzioni per la sua coltivazione e che ha un rendimento di circa una tonnellata per ettaro.
WASP la utilizza come fibra discontinua da inserire all’interno dell’impasto.
L’argilla è invece un materiale di antichissima tradizione in edilizia, ma che con la stampa 3D può venire impiegato riducendo praticamente a zero il ricorso alla manodopera.
Attualmente, per evitare che l’argilla si ritiri seccandosi, è allo studio l’inserimento di semi di alcune graminacee all’interno dell’impasto da stampare.
Il primo prototipo di edificio stampato con questa macchina è stato presentato in occasione di Expo 2015 ed era rappresentato da un’unità autosufficiente, costituita dalla casa insieme a un sistema di coltivazione verticale e a un rifugio per gli animali, il tutto utilizzando terra, paglia e un po’ di calce.
Una piccola unità immobiliare è realizzabile in 24 ore, per cui la stampante potrebbe essere utilizzata per dare un rifugio d’emergenza agli abitanti di zone colpite da calamità naturali, anche perché il macchinario si può smontare e spostare facilmente da un luogo all’altro.