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Il credit crunch e la flessione delle compravendite immobiliari

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Le compravendite sono in diminuzione.

La responsabilità è tutta dei proprietari che non vogliono abbassare i prezzi?

La causa principale della flessione sembra sia da imputarsi al “credit crunch”.

Di cosa si tratta?

Termine inglese («stretta creditizia») che indica una restrizione dell’offerta di credito da parte degli intermediari finanziari (in particolare le banche) nei confronti della clientela (soprattutto imprese), in presenza di una potenziale domanda di finanziamenti insoddisfatta. (Treccani).

Da tempo le banche hanno chiuso i rubinetti del credito, credito che fino a ieri garantiva l’accesso all’abitazione di proprietà.

Secondo un’indagine realizzata da Idealista.it  nel mese di luglio 2012 fra 500 professionisti immobiliari del comparto residenziale, commerciale, uffici, industriale e alberghiero in tutta Italia, il credit crunch (47,8%)  incide in maniera preponderante sulle operazioni, mentre i prezzi alti degli immobili incidono meno (38,2%) rispetto alla scorsa rilevazione del 2011.

Anche quando i proprietari praticano sconti elevati sul prezzo iniziale, i differenziali sui mutui applicati dalle banche annullano l’effetto repricing, a dimostrazione che un “buon mutuo è più importante del prezzo”, come sostiene Vincenzo De Tommaso di Idealista.

Il 53% degli operatori intervistati segnala un calo delle compravendite nella prima metà del 2012 di oltre il 20%.

Dimezzati invece, rispetto a un anno fa, gli operatori che hanno registrato un incremento degli affari: solo il 15,5% del campione.

Proprio sul fronte dei prezzi emerge un ulteriore elemento di novità rispetto alla scorsa indagine: sale il numero di operatori che si aspettano un forte calo dei prezzi (22,9%), ma la maggior parte è prudente e prevede correzioni moderate o quotazioni stabili per i mesi a venire.

Gli operatori del mattone auspicano una maggiore flessibilità da parte delle banche a concedere finanziamenti, soprattutto per l’acquisto della prima casa, ma da sola non basta.

Il timore è anche sull’eccessivo carico fiscale che grava sugli immobili in un quadro di instabilità generale che complica ulteriormente le cose.

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