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La memoria delle mura

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La memoria delle mura

 Foto Roma EUR, Palazzo della Civiltà Italiana, 2013

L’architettura, in base alla forma e ai materiali utilizzati, rivela molto della funzione d’uso e rispecchia l’epoca in cui è stata concepita e realizzata. Se gli edifici sono oggetti inanimati, non lo sono gli ideatori e coloro che fruiscono la costruzione. Dall’idea che le mura di un edificio possano immagazzinare le parole, il chiacchiericcio, la vitalità di chi li ci è passato o ci vive, prende forma il progetto fotografico di cui qui vi parlerò.

Voci della città>

Torino, La città che sale, 2013 fot di cantiereIl progetto Palazzi di Parole (vedi catalogo) di Nicolò Quirico si fonda sul presupposto che a rendere differenti le città siano prevalentemente le persone che vi abitano, il loro stile di vita e le loro emozioni. Tramite scatti fotografici ad architetture urbane Quirico si sofferma a riflettere sulle forme, sui diversi stili e funzioni delle architetture tra le città.

Un supporto insolito

Milano, Università Bocconi, 2012 foto

Le fotografie sono stampate su pagine di libri anche in lingua straniera, come specchio della nostra società sempre più multietnica. Il supporto libro è scelto perché riesce bene a rappresentare la voce degli abitanti che in questi edifici vivono o hanno vissuto e che al loro interno vi comunicano, ricordandoci anche che se il progetto architettonico non è ottimale può diventare una barriera, un limite.

 

A ogni edificio le sue parole

Milano-Lambrate, Stabilimenti Innocenti, 2012-2013 foto

Per gli edifici di uso civile si é scelto di usare libri stampati nello stesso periodo in cui furono eretti. Invece per quelli dove è chiara la funzione sociale (chiese, scuole, fabbriche, etc.) i testi sono stati recuperati da libri attinenti alla vita reale dell’edificio. Il collage di pagine rende la foto materica e rende evidente, a livello visivo, il chiacchiericcio.

 

Edifici di parole

Milano, Torre Velasca, 2011-2013 foto

Nicolò Quirico: «Le architetture della città sono fatte di linee e segni, sono geometrie e volumi, quelli che di solito la fotografia analizza e registra. Ma nei paesaggi e nelle architetture ci sono stratificazioni della storia personale di chi, in questi luoghi, vive e lavora. Senza di questi, i paesaggi e le architetture sarebbero diversi. Quindi la fotografia deve tenerne conto e render loro omaggio».

Stimolare la critica

Il progetto, non giudicando i manufatti architettonici ritratti, lascia al senso critico dell’osservatore il compito di decidere se si tratta di validi e buoni progetti architettonici o interventi di edilizia speculativa. L’obbiettivo è stimolare l’esercizio del senso critico nei confronti degli edifici che ci circondano.

 

Venezia, Piazza San marco, 2013 foto“L’architettura abbraccia la considerazione di tutto l’ambiente fisico che circonda la vita umana; non possiamo sottrarci ad essa, finché facciamo parte della civiltà, poiché l’architettura è l’insieme delle modifiche e alterazioni introdotte sulla superficie terrestre in vista delle necessità umane, eccettuato solo il puro deserto. Né possiamo confidare i nostri interessi nell’architettura a un piccolo gruppo di uomini istruiti, incaricarli di cercare, di scoprire, di foggiare l’ambiente dove poi dovremo star noi, e meravigliarci di come funziona, apprendendolo come una cosa bell’e fatta; questo spetta invece a noi stessi, a ciascuno di noi, che deve sorvegliare e custodire il giusto ordinamento del paesaggio terrestre, ciascuno con il suo spirito e le sue mani, nella porzione che gli spetta”.
William Morris, 1881

Articolo scritto da:

Martina Adami

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Critica e curatrice di arte contemporanea, vive e lavora a Roma. Al suo attivo vanta la realizzazione di mostre sia collettive sia personali; è stata assistente per una galleria d’arte, oltre ad essere collaboratrice di diversi artisti. Dal 2011 collabora con varie testate di arte contemporanea («Artribune», «Inside art», ecc.) scrivendo recensioni, interviste e articoli di approfondimento. Ha vissuto a Londra da dove è stata corrispondente estera per «Exibart», «Exibart International» e «Inside Art». Tra le esperienze più significative la collaborazione con l'Istituto Nazionale per la Grafica dove ha svolto ricerche bio-bibliografiche e seguito la digitalizzazione dell’archivio video. Adora girare in bicicletta, spostarsi da un'inaugurazione all'altra e visitare gli artisti nei loro studi. Il suo blog personale è www.martbug.it.

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