La scomparsa di Leonardo Benevolo
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Lo scorso 5 gennaio è scomparso a 93 anni Leonardo Benevolo, insigne urbanista, architetto e storico dell’arte. Benevolo può quindi definirsi un intellettuale a tutto tondo, attivo tra l’altro fino agli ultimi anni.
Nato a Orta San Giulio, in provincia di Novara, nel 1923, si era trasferito a Roma nei primi anni Quaranta, dove si era laureato e aveva vissuto fino al 1976.
In seguito, andò a vivere a Cellatica, in provincia di Brescia, nella casa da lui stesso progettata, dove si è spento nei giorni scorsi, segnando un grande lutto per la cultura italiana.
Gli scritti di Benevolo sono noti e tradotti in molte parti del mondo, per cui possiamo considerarlo a pieno titolo uno dei maggiori critici e storici dell’architettura e dell’urbanistica.
Nel 1957 è stato tra i fondatori della Società di architettura e urbanistica (SAU).
Nel corso degli anni Ottanta suscitò polemiche e alimentò il dibattito culturale romano, sostenendo l’utilità storica, culturale e sociale di abbattere il Vittoriano, sede dell’Altare della Patria.
[da La Repubblica del 26.10.1988: …Bruno Zevi propose una volta di farlo saltare con la dinamite, Leonardo Benevolo voleva smontarlo e venderlo a pezzi agli americani oppure rierigerlo nel cuore della Pianura Padana. Alberto Arbasino propose per scherzo di dipingerlo a pois rosa, Fulco Pratesi voleva smorzarlo e mimetizzarne il biancore soffocandolo di rampicanti…]
Benevolo nel corso della sua carriera ha riconosciuto l’importanza dell’interazione dialettica con la politica, senza tuttavia accettare che essa si trasformasse in ideologia a guida del progetto.
L’attività accademica
Leonardo Benevolo ha insegnato storia dell’architettura all’Università di Roma (dove si era laureato nel 1946) e poi presso le facoltà di Firenze, Venezia e Palermo.
In particolare, la cattedra di “Storia e stili dell’Architettura I e II” presso l’Ateneo romano gli fu assegnata a soli 33 anni, grazie alle sue geniali intuizioni riguardanti, tra l’altro, la differenza tra l’antica architettura romana e quella greca.
Insieme a Giulio Carlo Argan, Bruno Zevi, e Manfredo Tafuri (personalità spesso tra loro in contrapposizione) è stato uno dei soggetti più influenti per la storicizzazione dell’architettura moderna, non solo italiana.
A partire dagli anni Sessanta produsse numerosi testi teorici indirizzati soprattutto all’analisi dell’architettura moderna e frutto della sua esperienza di urbanista.
Questi alcuni dei suoi titoli più importanti, grazie ai quali si sono formate intere generazioni di architetti:
- Storia dell’architettura moderna (1960)
- Le origini dell’urbanistica moderna (1963)
- Storia dell’architettura del Rinascimento (1968)
- La città e l’architetto (1984)
- La città nella storia d’Europa (1994)
- L’architettura del nuovo millennio (2006).
L’attività professionale di Leonardo Benevolo
Oltre che nella carriera accademica e nella produzione di numerosi testi di natura teorica, Benevolo si è distinto anche nella pratica professionale con la realizzazione di alcune significative opere in Italia.
A lui si deve ad esempio la nuova Fiera di Bologna, progettata insieme a Tommaso Giura Longo e Carlo Melograno.
Gli interventi più importanti sono stati però quelli di carattere urbanistico, tra cui possiamo ricordare:
- il piano regolatore di Ascoli Piceno
- il piano del centro storico di Bologna
- il piano regolatore di Monza
- la variante al piano regolatore di Urbino, con progettazione e realizzazione del quartiere La Piantata.
Riguardo a quest’ultimo intervento, è proprio grazie a lui che è possibile ammirare dal Belvedere di Piero della Francesca l’intero paesaggio circostante fino a giungere al Mausoleo di san Bernardino, sepolcro del Duca di Montefeltro, artefice di tutte quelle meraviglie architettoniche.
Fu infatti attento a salvaguardare con il suo intervento gli squarci visivi, così come auspicavano le leggi a tutela del paesaggio e dei beni culturali.
E’ stato anche membro della commissione incaricata per il piano di ricostruzione dell’area devastata dal disastro della diga del Vajont, avvenuto nel 1963.
A Brescia, dove era stato chiamato dall’allora assessore all’urbanistica Luigi Bazoli, si è occupato della progettazione del quartiere di San Polo, protrattasi fino agli anni Novanta.
Durante il periodo bresciano è stato autore della pianificazione di numerose altre città piemontesi e lombarde.