I murales di Tor Marancia a Roma
0 commentiUn’ex borgata romana grazie agli interventi di numerosi street artist si è trasformata in un distretto di arte pubblica contemporanea. La zona romana denominata Tor Marancia si trova nel quartiere Ardeatino e si compone prevalentemente di case popolari.
Il quartiere è considerato “difficile”: alto tasso di abbandono scolastico, disoccupazione e presenza della criminalità organizzata.
Breve storia di Tor Marancia
Un tempo la zona veniva chiamata Shanghai, un agglomerato di casupole basse e anguste dove vivevano famiglie numerose.
Le prime case furono costruite nel 1933 su una zona paludosa in piena campagna. Alla borgata fu dato il nome della più grande città cinese, Shanghai, per via dei frequenti allagamenti e la densità abitativa.
Nel quartiere, tirato su in cinquanta giorni, furono trasferiti gli abitanti del centro storico di Roma, quando le loro case furono abbattute dal regime fascista per costruire via dei Fori Imperiali, oltre a numerose famiglie di emigranti che arrivavano dal centro e sud Italia.
Nel 1948, la nostra Shanghai era così malsana che fu deciso di raderla al suolo e di costruire al suo posto i caseggiati popolari, oggi gestiti dall’Azienda Territoriale per l’Edilizia Residenziale (Ater).
Il progetto
Big City Life Tor Marancia è un’idea di riqualificazione urbana, culturale e sociale ad opera di 20 artisti provenienti da diversi paesi del mondo che hanno realizzato, presso lo storico Lotto 1 di Tor Marancia, 18 coloratissimi dipinti murali di dimensioni monumentali, sulle facciate delle palazzine nel comprensorio.
La realizzazione dei murales è iniziata l’8 gennaio e si è conclusa il 27 febbraio 2015.
Gli artisti
Venti gli artisti che sono stati coinvolti provenienti da diverse parti del globo: gli italiani Diamond, Mr. Kleva e Moneyless, Danilo Bucchi, Matteo Basilè, Domenico Romeo; i francesi Seth e Philip Baudelocque, l’argentino Jaz, Clemens Behr (De), Alberonero, Gaia (Usa), Jaz (Arg), Jerico (Phi), Pantonio (Por), Reka (Aus), Satone (De).
I murales
Gli incredibili murales alti 14 metri sono stati dipinti con colori acrilici e bombolette sulle facciate delle case popolari e si ispirano al contesto nel quale sono collocati: la Shanghai romana e alle sue storie.
Un esempio per tutti: Veni, vidi, vinci, opera della coppia di writers Lek & Sowat che si sono ispirati alla storia di Andrea Vinci, un ragazzo speciale che abita al secondo piano di quella palazzina.
Arte pubblica per un museo all’aperto
Non tutti i murales sono visibili dalla strada, vi suggerisco una visita all’interno del quartiere. La gestione dei graffiti è affidata ai ragazzi della zona che si sono costituiti in associazione e ai quali gli artisti hanno devoluto i diritti di riproduzione delle opere, che potranno essere stampate su magliette e souvenir.
Per prenotare una visita gratuita scrivete a visit@bigcitylife.it
La partecipazione dei residenti
Se siete curiosi di conoscere come i residenti della zona hanno interagito con gli artisti vi consiglio di leggere questo approfondimento apparso su un numero di aprile 2015 di Internazionale.
Gli organizzatori
Ideato da 999Contemporary, organizzato da Francesca Mezzano e curato da Stefano S. Antonelli e Gianluca Marziani, il progetto è stato sostenuto economicamente da Roma Capitale – Assessorato alla Cultura, Creatività, Promozione artistica e Turismo, da Fondazione Roma-Arte-Musei, dalla stessa l’associazione culturale 999Contemporary e condiviso con ATER del Comune di Roma.