I muretti a secco inseriti nel patrimonio Unesco
0 commentiMuretti a secco Patrimonio dell’Umanità
L’arte dei muretti a secco, diffusa un po’ in tutta la penisola italiana, è stata da pochi giorni inserita dall’Unesco nel patrimonio immateriale dell’umanità.
L’Italia aveva presentato la candidatura per questi manufatti insieme ad altri sette Paesi del Mediterraneo e non solo: Croazia, Cipro, Francia, Grecia, Slovenia, Spagna e Svizzera.
La motivazione addotta dall’Unesco per la scelta è che essi rappresentano “una relazione armoniosa fra l’uomo e la natura“.
I muretti a secco sono infatti la dimostrazione pratica che l’uomo può costruire qualcosa di artificiale in perfetta armonia con l’ambiente.
L’Unesco spiega ancora che questi particolari manufatti “svolgono un ruolo vitale nella prevenzione delle slavine, delle alluvioni, delle valanghe, nel combattere l’erosione e la desertificazione delle terre, migliorando la biodiversità e creando le migliori condizioni microclimatiche per l’agricoltura“.
Sono quindi un elemento fondamentale per la prevenzione del rischio idrogeologico e per la salvaguardia dell’agricoltura.
Cosa sono i muretti a secco?
I muretti a secco sono uno degli esempi di manifattura umana più antichi nella storia dell’Umanità.
Si realizzano ammassando le pietre l’una sull’altra senza l’utilizzo di alcun collante, se non in alcuni casi la terra a secco.
La stabilità della costruzione è garantita dall’attenta selezione e dal corretto posizionamento dei conci.
I muretti possono essere impiegati sia per la realizzazione di fabbricati, sia per recinzioni o terrazzamenti. In quest’ultimo caso sono infatti molto diffusi per la delimitazione delle coltivazioni su terreni in forte pendio.
I muretti a secco stanno però pian piano scomparendo. Il motivo è dovuto in primo luogo alla mancanza di manodopera specializzata per questa particolare tecnica costruttiva, ma anche al fatto che l’agricoltura meccanizzata li vede come un ostacolo al suo progredire.
Senza contare poi quei soggetti trovati a smontare i muretti a secco per riutilizzarne le pietre…
Fortunatamente negli ultimi anni ci sono stati diversi interventi delle autorità preposte alla salvaguardia del patrimonio sia artistico sia ambientale per proteggerli.
La scomparsa di questi manufatti costituisce però una perdita non solo per il patrimonio storico e culturale, ma anche per l’ambiente.
I muretti contribuiscono infatti a salvaguardare una ricca flora e fauna e rappresentano un elemento di biodiversità del paesaggio.
Dove sono diffusi in Italia i muretti a secco
I muretti a secco sono diffusi, come detto in precedenza, in tutte le regioni d’Italia. La tradizione è uno dei punti di forza della Puglia, ad esempio, che è stata una delle principali promotrici dell’iniziativa e non a caso ne sono ricchi i suoi paesaggi del Salento e della Valle d’Itria.
Nella Regione possiamo trovarne diverse tipologie:
- muretti a secco risalenti all’epoca dei Messapi, che hanno una struttura a blocchi squadrati poggiati orizzontalmente
- muretti a secco patrizi, che svolgevano il compito di delimitare tenute e poderi appartenuti a casati di gran nome
- muretti a secco del popolo, costruiti dallo stesso contadino per delimitare la sua piccola proprietà.
Ma esempi lampanti di questa tecnica costruttiva si possono trovare anche in Costiera Amalfitana, nelle Cinque Terre e a Pantelleria.
In Liguria i muretti a secco sono parte integrante dei terrazzamenti necessari per poter coltivare terreni fortemente scoscesi.
Nelle zone costiere e nelle isole, invece, servono principalmente per salvaguardare le coltivazioni dagli agenti atmosferici.