La Reggia di Caserta e Shakespeare
0 commenti“Il Mercante di Venezia” in scena alla Reggia di Caserta
Mettere in scena i più importanti classici shakespeariani in un contesto non teatrale: è questo l’interessante obiettivo perseguito (e portato avanti con successo) dalla Demiurgo Shakespeare Company.
La prima è andata in scena il 2 e il 3 settembre alla Reggia di Caserta con la rappresentazione de “Il Mercante di Venezia”.
La storia, ambientata nella Serenissima del ‘500, è quella classica del mercante veneto Antonio e dell’usuraio ebreo Shylock.
L’opera rappresenta un vero e proprio omaggio all’amicizia e alla capacità delle donne di prendere tra le mani le redini delle situazioni più disperate, pur di salvare l’amato.
La compagnia è composta da giovani attori italiani diretti da Andrea Cioffi con la collaborazione di Franco Nappi. Si tratta della prima compagnia Italiana specializzata in rappresentazioni delle opere di William Shakespeare inscenate esclusivamente in spazi diversi da quelli tradizionalmente adibiti agli spettacolii teatrali, come borghi, parchi, castelli.
Peccato per il numero di posti limitati della location, a causa dei quali molti altri potenziali spettatori hanno dovuto rinunciare all’evento.
Si spera quindi che l’opera sia in futuro replicata o che siano proposti altri capolavori del Bardo, rivisitati, come questo, in chiave partenopea, senza peraltro stravolgerne il senso e la poesia.
L’Aperia dei Giardini Reali della Reggia di Caserta
Applausi meritati alla compagnia, ma una parte del merito del successo della rappresentazione va, senza dubbio, anche al suggestivo contesto che l’ha ospitata: l’Aperia dei Giardini Reali.
La Reggia Vanvitelliana è uno dei luoghi più affascinanti della Campania, nota in tutto il mondo per le sue innumerevoli stanze, per il vasto parco che compete in bellezza con quello di Versailles e per l’acquedotto carolino che ne alimenta le stupende fontane ma, in tutta la sua estensione, presenta numerosi altri scorci incomparabili e piccoli gioielli, a volte poco conosciuti anche dagli autoctoni.
Uno di questi è appunto l’Aperia presente nel Giardino Inglese, posto alla sommità del parco.
La struttura nasce dall’adattamento dell’ampia vasca di una cisterna, costruita da Luigi Vanvitelli, che doveva servire nel caso di un guasto all’acquedotto carolino.
Il serbatoio era sostenuto da solidissimi piloni e posto in cima a una collinetta boscosa, ma non fu in realtà mai adoperato.
In epoca francese divenne luogo di allevamento delle api per la produzione del miele e da lì ne derivò il nome di Aperia.
Nel 1826, durante il regno di Francesco II, fu adibito “ad uso di flora”, ovvero di serra, per la coltivazione di piante arboree.
Fu durante questo periodo che venne collocata al centro della costruzione a emiciclo la statua di Flora o Cerere realizzata da Tommaso Solari nel 1761 su commissione dello stesso Vanvitelli.
Dal 2016 è stata restaurata e trasformata in un’arena da mille posti, assumendo la funzione di teatro all’aperto dove gli spettatori sono circondati dalle splendide aiuole.
In questa parte il giardino è infatti coltivato a parterre con fiori. In passato era invece diviso in cinque grandi appezzamenti di terra, chiamati scolle, per la coltivazione di alberi di piccolo e gran fusto.
La Demiurgo Shakespeare Company non si è quindi lasciata sfuggire l’occasione di proporre la splendida opera del drammaturgo elisabettiano in questa suggestiva cornice.