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L’architetto Richard Meier e l’Ara Pacis di Roma

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Richard Meier, la biografia, le opere

L'architetto Richard MeierTra gli architetti vincitori del premio Pritzker, Richard Meier è quello che è riuscito a ottenere l’onorificenza in età più giovane, nel 1984, quando non aveva ancora compiuto cinquant’anni.

Meier è infatti nato a Newark, negli Stati Uniti, nel 1934.

Dopo essersi laureato nel 1957, intraprese un viaggio in Europa dove conobbe Le Corbusier e non a caso le sue opere sono spesso paragonate a quelle del maestro svizzero. Tornato in patria fondò insieme ai colleghi Peter Eisenman, John Heiduk, Michael Graves, Charles Gwathmey il gruppo dei “Five Architects”, noto anche come “White Architects”, con l’intenzione di promuovere proprio le idee di Le Corbusier.

Negli anni successivi collaborò con diversi studi, tra cui quello di Marcel Breuer, ma è del 1963 una delle sue prime commissioni private che gli diede la fama internazionale: casa Smith a Darien, nel Connecticut.

La conversione dei vecchi laboratori della compagnia telefonica Bell, nel Greenwich Village a Manhattan, gli permise di ottenere ottime critiche dalla stampa e dal mondo dell’architettura, ma è negli anni Ottanta che si affermò definitivamente grazie a opere come il Getty Center di Los Angeles, l’High Museum art di Atlanta, il Centro Amministrativo e Culturale di Ulm, la City Hall e la Central Library a Hague.

 

Altre opere di Richard Meier

Oltre a quelli già citati, tra i suoi progetti più noti possiamo ricordare anche:

  • Frankfurt Museum of Decorative Arts in Germania
  • la sede di Canal+ Television a Parigi
  • Hartford Seminary nel Connecticut;
  • Atheneun in New Harmony, Indiana
  • Museo di Arte Contemporanea a Barcellona
  • Bronx Development Center a New York.

Meier ha ricevuto numerose onorificenze sia nel Paese natale che in Europa; tra l’altro nel 1991 gli è stata conferita la laurea ad honorem dall’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Il bianco è il colore principalmente adottato nella sua architettura e che rende facilmente riconoscibili le sue opere, dove l’elemento fondamentale è rappresentato dalla funzione, per cui scale, rampe, collegamenti interni, vetrate, sono ampiamente riconoscibili.

Nella sua prolifica attività Richard Meier ha affrontato i più disparati temi nel campo dell’architettura, progettando case private, residenze collettive, centri culturali, municipi, biblioteche, teatri, musei, ma sono proprio questi ultimi probabilmente il tema più amato, tanto da avergli fatto realizzare veri e propri capolavori.

Il Museo dell’Ara Pacis a Roma

Richard Meier, museo dell'Ara Pacis RomaNella capitale Meier ha realizzato due grandi opere: la chiesa di Dio Padre Misericordioso, nota anche come Dives in Misericordia o del Giubileo e la teca dell’Ara Pacis.

Quest’ultimo incarico gli fu affidato nel 1995 dall’allora sindaco Rutelli ma, tra le solite polemiche e gli inevitabili scandali seguiti alla realizzazione, il museo fu inaugurato soltanto nel 2006.

La storia dell’Ara Pacis, da Augusto a Mussolini

L’Ara Pacis era stata fatta edificare per celebrare le vittorie di Augusto in Spagna e Gallia tra il 13 e il 9 a. C.. Il monumento, nel corso dei secoli aveva subito le inondazioni del Tevere ed era stato in parte distrutto e disperso.

Nel periodo 1937-1938, in occasione del bimillenario della nascita di Augusto, Mussolini aveva deciso di ricostruirla e affidò l’incarico di progettare la teca in cui custodirla all’architetto Morpurgo.

L’opera fu realizzata in maniera confusa e affrettata, con scarse risorse economiche, utilizzando cemento e finto porfido al posto del travertino e di altri marmi pregiati.

La teca venne inaugurata solo per rispettare la scadenza delle celebrazioni come soluzione provvisoria, invece rimase in piedi fino agli anni ’90, quando il monumento apparve in condizioni precarie e fu negato a lungo l’accesso al pubblico.

Si pensò pertanto di proteggere l’Ara dai problemi della modernità come smog, vibrazioni dovute al traffico, variazioni di temperatura e umidità, attraverso la sua museificazione, custodendola in un apposito “contenitore”.

La teca di Richard Meier

Richard Meier, Museo dell'Ara Pacis, Archivio Sovrintendenza Comune di Roma Meier ha sviluppato il museo in maniera che sia completamente penetrabile all’ambiente esterno.

L’edificio stretto e lungo si sviluppa infatti articolandosi tra spazi aperti, coperti e chiusi, ma aperti visivamente all’ingresso della luce grazie ad ampie vetrate.

In particolare l’affaccio verso il Tevere presenta una vetrata lunga 50 metri, mentre il lato sulla piazza Augusto appare più solido e “materico”.

Il museo costeggia il Tevere per oltre 100 metri e raccoglie molte altre funzioni, tra cui:

  • uno spazio per mostre temporanee
  • un centro che racconta la vicenda archeologica del monumento e dell’area
  • una libreria
  • una biblioteca
  • un bar
  • un auditorium
  • uno spazio convegni.

La struttura è formata da pilastri circolari che sorreggono la copertura modulare vetrata, alternati a setti portanti in acciaio ricoperti da lastre di travertino rosate.

La finitura rustica di queste ultime e il loro colore contrastano con le restanti pareti, candide e lisce.

L’interno si articola in 3 volumi principali:

  • il foyer
  • la sala dell’Ara Pacis
  • il volume chiuso verso via Ripetta.

Richard Meier, Ingresso Ara Pacis RomaLa zona d’ingresso, dove sono posti i servizi d’accoglienza, è racchiusa dalla pareti in travertino e intonaco bianco.
Da qui si prosegue nella grande sala in cui è accolta l’Ara, dove esplode la luce grazie alle grandi vetrate trasparenti. L’altare è però illuminato non solo dalla luce naturale proveniente dalle vetrate ma anche da faretti che mettono in risalto i bassorilievi. Accanto è posto un mosaico di ca. 42 metri quadri realizzato dall’artista Mimmo Paladino appositamente per il museo.

Il museo dell’Ara Pacis e le critiche

Il museo è stato fortemente criticato, in particolare per il modo in cui si rapporta con l’ambiente circostante e il contesto storico in cui è inserito.

Ma esso rappresenta la prima opera di architettura nuova realizzata nel centro di Roma dal dopoguerra, per cui personalmente ritengo che le polemiche siano quelle croniche che purtroppo “accolgono” ogni intervento di architettura contemporanea nel nostro Paese.

Come ha ricordato Richard Meier, architetto sempre particolarmente rispettoso del luogo, “L’opera antica guida la progettazione moderna, ma di certo non può renderne succube il progettista.”.

Articolo scritto da:

Carmen Granata

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Architetto libera professionista e giornalista pubblicista. Si occupa di progettazione e consulenza immobiliare anche online. Il suo sito è "GuidaxCasa".

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